00 24/11/2008 21:34
Evidentemente la confessione di Bernard Kohl non è stata ritenuta abbastanza esauriente. Così si spiega la squalifica di due anni comminata al corridore austriaco dall'Agenzia antidoping del suo Paese in merito alla positività dello stesso Kohl all'ultimo Tour de France.

Chiuso con un sorprendente terzo posto e leader della maglia a pois quale miglior scalatore della corsa francese, Kohl era stato incastrato dai controlli retroattivi fatti a fine Tour (e che prima di lui avevano coinvolto Piepoli, ndr). Positività alla Cera, l'ormai famosissima Epo di terza generazione, che lo stesso corridore austriaco ha ammesso di aver assunto prima del Tour "per salvare una stagione compromessa dalla caduta al Giro del Delfinato".

Ascoltato dall'Agenzia del Doping austriaca, Kohl, che per bocca del suo manager, Stefan Matschiner, aveva fatto sapere di voler collaborare con la giustizia sportiva, non deve essere stato abbastanza convincente. Avrà anche collaborato, ma i giudici, evidentemente, si aspettavano qualcosa in più. La sentenza è la solita: due anni di stop. Come Riccò, un altro che aveva collaborato sì, ma - evidentemente - non abbastanza.